Il bando, parte da questo dato: “Un recente studio dell’Università di Trento conferma che nei prossimi 15 anni la quota di lavoratori e lavoratrici ad alto rischio di rimpiazzo tecnologico si attesterà tra il 33% (7,12 milioni di persone) e il 18% (3,87 milioni), se si considerano rispettivamente le professioni automatizzabili o le singole mansioni.”

Pertanto è necessario adeguare le competenze di quei lavoratori, per evitare che perdano il posto di lavoro senza avere nuove skill e competenze per trovare nuova occupazione

Quali sono i settori considerati ad alto rischio?

trasporti e logistica, supporto d’ufficio e amministrativo, produzione, servizi e settore della vendita.

Chi può partecipare?

Un partenariato composto da almeno due soggetti (personalmente consiglio che siano più ampi). Il soggetto responsabile deve essere un ente pubblico o del terzo settore, espressamente no profit. Inoltre uno dei partner deve essere identificato come datore di lavoro, in uno dei settori considerati a rischio.

Possono essere presenti altri soggetti, quali soggetti “sostenitori” , che  contribuiscono alle attività progettuali attraverso l’apporto di conoscenze, competenze, risorse (sia umane che materiali) e strumenti (sia metodologici che operativi), senza vedersi riconosciuto alcun contributo economico.

Cosa è finanziabile?

Le proposte progettuali devono prevedere azioni puntuali che assicurino un’offerta formativa efficace e qualificata che agisca sull’apprendimento e il rafforzamento di competenze digitali per la
riqualificazione dei lavoratori e delle lavoratrici con incarichi sostituibili perché automatizzabil

Quanto è ottenibile?

Il contributo richiesto compreso tra un minimo di 250 mila e un massimo di 700mila euro. A questo va aggiunto un cofinanziamento del 30% definito “in kind” da parte del soggetto datore di lavoro che beneficerà del progetto. Cioè che può utilizzare risorse interne e beni aziendali come forma di cofinanziamento e non deve essere di natura monetaria.