La stagione delle privatizzazioni in Italia si è avuta negli anni 90, in cui il patrimonio di aziende pubbliche(spesso inefficienti) è stato venduto, talvolta svenduto ai privati. La Corte dei conti ha esaminato tutte le privatizzazioni fatte in quegli anni in un corposo documento (per chi fosse interessato lo trova al seguente link). Negli anni 90 è molto forte, anche a sinistra, un approccio ideologico fondato sull’efficienza e mitizzazione del mercato e dello Stato “minimo”. Quindi, in questo contesto le privatizzazioni avvenivano “alla luce del sole”; quello che sta accadendo adesso è diverso.
I pochi servizi pubblici rimasti in capo allo Stato (trasporti, sanità) vengono sistematicamente abbandonati a se stessi o peggio continuano a seguire una logica di lottizzazione politico partitica che porta alla totale inefficienza, se non al vero e proprio malaffare di cui sono piene le cronache. Invece che dismettere il bene comune al privato viene semplicemente lasciato deperire. In questo far west, se hai abbastanza denaro: sopperisci al trasporto pubblico con quello privato, oppure eviti le liste liste di attesa della sanità pagando la sanità privata, chi non può aspetta e mette a repentaglio la propria salute.
Questo assalto al concetto stesso di bene comune si consuma in una frase molto semplice che ognuno di noi pronuncia quasi quotidianamente: “Non funziona nulla” e addossiamo le colpe ad un non meglio identificato “Stato”.
L’assalto conclusivo si sta consumando in queste ore, al bene comune per eccellenza: la democrazia.
Un Parlamento ingessato ed inetto, unito a forze politiche che rincorrono sondaggi e social network, sta rafforzando nei cittadini l’idea che la democrazia non serva, che votare è inutile (i dati dell’affluenza sono pietosi). Quando tutto è inutile, il rischio che la democrazia stessa venga ‘privatizzata’ è molto forte. Se non vota nessuno, orientare il poco consenso “interessato” per i gruppi di potere è molto più semplice.
La differenza tra la democrazia e la sanità o i trasporti è tutta qui: “il (buon)funzionamento” dipende soltanto da noi, dalla quantità e qualità del nostro impegno nell’informarci, scegliere politici che siano almeno decenti e soprattutto partecipare. Sentire la pressione dei cittadini il più delle volte aumenta la qualità delle decisioni prese, quando invece si è convinti che: “tanto non frega a nessuno” diventa la classica occasione che fa l’uomo ladro.
Ogni bene comune è il presidio di questa tanto bistrattata democrazia, ricordiamocelo quando il parco comunale sotto casa nostra è chiusa o il presidio sanitario è a rischio, fare finta di niente è un altro passo verso una società dei privilegi, se siete tra i privilegiati, può andar bene così, ma se non lo siete, non fate finta di niente, prima che sia troppo tardi.
Quindi cosa fare? Alcune piccole buone prassi: 1) scegli un giornale nazionale e leggilo almeno una volta a settimana (il mio consiglio è internazionale o il post )2) Informati sui gruppi locali attivi nella tua città, a Piano abbiamo iniziato un’esperienza di formazione tramite il Piano civic lab 3)Ogni ente pubblico ha un ufficio urp per i rapporti col pubblico, se qualcosa non funziona scrivi una lettera 4) Se dopo aver scritto ancora non funziona, prova ad organizzare un gruppo di cittadini per riattivare quel bene/servizio. Sono piccolissime cose, che ci allenano all’uso della democrazia e forse rendono anche la nostra vita migliore.
Hai perfettamente ragione, è tutto collegato, è un disegno di cui si riconosce la mano dell’artista, ma non il suo vero volto.