Se dovesse capitarvi di andare all’estero, o almeno al nord Italia, quando alla fatidica domanda: “di dove siete?” risponderete “Sorrento”, vi accoglieranno una serie di aggettivi, sospiri, sorrisi che danno la misura di quanto fiabesca e talvolta stereotipata sia la visione di Sorrento per i nostri ospiti. Inoltre abbiamo la fortuna di avere un brand consolidato e diffusissimo.
In tutta risposta, a questa bella eredità e fortuna, quotidianamente facciamo di tutto per distruggerla. Invece che essere accolto in una terra fiabesca, in cui il mare e la collina si incontrano e dove si sprigiona ovunque il profumo di fiori d’aranci e salsedine nella migliore delle ipotesi all’ignaro turista lo aspetta un viaggio della speranza in circumvesuviana o un’odissea nel traffico.
La miopia delle leggi regionali e l’avidità di molti hanno ridotto il paese ad una gruviera di box auto e ad uno smisurato patrimonio edilizio abusivo, che spesso nulla ha a che vedere con la necessità.
La pochezza delle amministrazioni locali fa sì che non ci sia un coordinamento tra i comandi vigili e gli uffici tecnici, ognuno chiude le strade e fa lavori ‘alla buona’. Per non parlare dei cartelloni e delle manifestazioni, non si tenta minimamente di creare uno spazio unico per una rassegna di qualità itinerante per i Comuni. Senza nulla togliere alle autonomie territoriali, per i nostri ospiti non esistono Piano,Meta e S.Agnello, nella loro testa il comune unico è già realtà. In particolare a Sorrento, si registra anno dopo anno una diminuzione della qualità del turismo e un’invasione dei turisti mordi e fuggi che rischiano di portare solo un progressivo abbassamento della qualità della vita dei cittadini.
Perché tutta questa lamentazione?
Il nostro ‘brand’ si basa sull’immaginario, sulla costruzione di un sogno fatto di bellezza fuori dal comune, che la nostra terra ha ancora la fortuna di offrire. Badate bene, è pura fortuna. Ora è il momento di metterci l’impegno e del nostro, altrimenti questo fragile sogno rischia di rompersi nelle nostre mani e far precipitare la penisola sorrentina in un abisso.
Come farlo?
Avviando un coordinamento tra i comuni, facendo rispettare molte delle ordinanze che mettono ordine nel traffico e nella gestione quotidiana della città,capendo che i giardini, gli spazi verdi sopravvissuti sono parte della nostra ricchezza, non gli ultimi spazi da saccheggiare, rispettando il lavoro, cosa che non sempre gli imprenditori nostrani fanno. Difficile? Non lo so, ma non ci sono altre strade da percorrere.